La parola 'ciao' deriva da un antico saluto veneziano 'sciavo', che significa 'schiavo' e ha origine dal latino 'sclavus'. Questo saluto era una formula formale che significava 'sono al vostro servizio'.
In origine, 'ciao' era un saluto formale usato a Venezia. A partire dall'Ottocento, si è diffuso come saluto informale nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e successivamente in tutta la penisola. Oggi è usato esclusivamente in contesti informali.
Un esempio storico è una lettera scritta nel 1818 dalla contessa veronese Giovanna Maffei, in cui usa 'ciao' come saluto informale. Un altro esempio è nel romanzo 'Eros' di Giovanni Verga, pubblicato nel 1875, dove i personaggi si salutano dicendo 'ciao'.
'Ciao' è considerato un saluto informale perché è usato principalmente con amici, familiari e conoscenti. Usarlo in contesti formali può risultare in maleducazione, poiché implica un livello di confidenza che non è appropriato in tutte le situazioni.
Sia 'ciao' che 'Servus' derivano da espressioni che significano 'sono al vostro servizio'. Mentre 'ciao' ha perso la sua formalità e si è trasformato in un saluto informale, 'Servus' è ancora usato in modo informale in alcune zone della Germania.
Ciao a tutti e bentornati ad un nuovo episodio del podcast. Siccome questo è il primo episodio del nuovo anno del 2024, vorrei cogliere l'occasione per augurarvi buon anno.
Spero davvero che questo anno nuovo sia iniziato per voi con il piede giusto e, diciamo, positivamente. Gennaio è un mese un po', come dire, non difficile, però come dire, ci sono tante aspettative, no? A gennaio, perché facciamo tanti buoni propositi per l'anno nuovo.
Vogliamo a volte cambiare le nostre abitudini, non sempre ci riusciamo, però l'intenzione c'è ogni gennaio. E sono da poco finite le vacanze qui, perché le vacanze di Natale durano fino al 6 gennaio. Il 6 gennaio è l'ultima festività per noi qui in Italia, perché è il giorno dell'Epifania.
e quindi le vacanze finiscono il giorno dopo. Quest'anno sono finite il 7, perché quest'anno l'Epifania è caduta di sabato e quindi l'ultimo giorno di vacanze. È stato la domenica successiva. Quindi eccoci qui, di nuovo insieme. Ho scelto un argomento che spero vi possa interessare e piacere.
Vorrei parlarvi di una parola italiana che sono certa non vi è nuova. Sono sicura che tutti conosciate questa parola, perché è forse una delle parole italiane più popolari al mondo. Sto parlando della parola "ciao". Sì, la conoscete, ovviamente.
"Ciao" è un saluto informale che si usa in italiano sia quando incontriamo qualcuno o quando arriviamo in un posto, sia quando ci congediamo e andiamo via.
Quindi, diciamo, è un saluto multiuso, però sempre nei contesti informali. Nella quotidianità usiamo "ciao" con persone che conosciamo, amici, familiari o conoscenti più in generale. Di solito, ecco,
Non è carino, non è molto educato usare "ciao" con tutti indistintamente. Bisogna sempre avere ben chiaro qual è il registro linguistico per non risultare troppo informali, perché la troppa informalità a volte può risultare in maleducazione.
Quindi facciamo sempre attenzione a questo quando parliamo italiano. Comunque, tornando a noi, qual è l'origine di questo saluto? Da dove deriva la parola "ciao"? Allora, questa parola deriva da un antico saluto veneziano che è "sciavo" e spero di averlo pronunciato bene, altrimenti i nostri amici veneziani si arrabbiano, quindi spero di no.
Spero di non farli arrabbiare. Insomma, questo antico saluto veneziano significa "schiavo", quindi deriva dal latino "sclavus". Quindi vedete la somiglianza nel suono?
Quindi già anticamente questa espressione era un saluto, perciò nella sua funzione "ciao" non è cambiato. È cambiato però nella sua forma, perché appunto è andato incontro ad una trasformazione, ad una contrazione linguistica appunto, dalla parola "sclavus" dal latino, poi al saluto veneziano,
S apostrofo "ciao", si arriva poi a "ciao". L'antico saluto veneziano era una formula formale che in sostanza significava
"sono al vostro servizio", cioè "sono il vostro schiavo" per salutare in modo formale qualcuno. E la stessa cosa, tra l'altro, la ritroviamo oggi nella formula germanica "Servus", che si usa ancora oggi in maniera però informale in alcune zone della Germania.
Comunque, tornando all'espressione veneziana, questa diventò di uso comune a partire dal Quattrocento. E infatti, per esempio, la ritroviamo anche nelle commedie di Carlo Goldoni che risalgono al 1700, quindi al XVIII secolo.
Giusto per citare un esempio, in una scena del primo atto dell'opera "La Locandiera" di Goldoni appunto, uno dei personaggi si congeda, quindi saluta per andarsene e dice: "Amici, vi sono schiavo". Quindi questo appunto ci fa capire molto bene l'uso di questo antico saluto veneziano.
Quindi abbiamo detto che in origine si trattava di una formula carica di formalità. Oggi, al contrario, l'uso di "ciao" è caratterizzato dalla più totale informalità. Non c'è stato un cambiamento di funzione, ma c'è stato un cambiamento di forma, come abbiamo detto prima, e c'è stato anche un cambiamento di registro.
A partire dall'Ottocento, poi, questo saluto si diffonde come saluto informale nel Nord Italia. Quindi è a partire dall'Ottocento che
Questo saluto diventa informale. L'antico saluto veneziano viene usato anche fuori dalla Repubblica di Venezia e comincia ad essere usato in Lombardia, per esempio, dove appunto avviene la trasformazione. Quindi dall'antico veneziano si passa alla forma che conosciamo ancora oggi, alla forma odierna che è "ciao".
È nel Nord Italia, nello specifico in Lombardia, che "ciao" comincia ad essere usato così come lo conosciamo oggi. Ovviamente abbiamo delle prime attestazioni scritte di questo saluto, nello specifico in alcune lettere di corrispondenza privata che risalgono alla prima metà del secolo, quindi alla prima metà dell'Ottocento. Un esempio di queste prime attestazioni è
è in una lettera scritta dalla contessa veronese Giovanna Maffei nel 1818, in cui scrive al marito per mandargli i saluti del figlio e scrive: "Peppi ha preso a dire il tuo nome".
e mi disse di dir ciao a Moti. E quindi eccolo qui, abbiamo il saluto informale "ciao". Poi, nell'arco di poco tempo relativamente, il saluto informale "ciao" dal nord Italia si è diffuso in tutta la penisola.
Come lo sappiamo? Lo sappiamo perché abbiamo degli esempi in letteratura, per esempio. Abbiamo delle attestazioni della presenza di questo "ciao" anche usato da persone non del nord. Vi faccio un esempio in letteratura.
Nel romanzo intitolato Eros, pubblicato nel 1875, lo scrittore siciliano Giovanni Verga usa il saluto informale ciao e lo fa dire ai personaggi del romanzo. Quindi i personaggi di questo suo romanzo si salutano informalmente dicendosi ciao.
Se siete curiosi di vedere con i vostri occhi queste attestazioni scritte, le troverete nel video.
sul mio canale, appunto, sempre riguardante questo argomento di oggi. Quindi questa è in breve, molto in breve ovviamente, la storia della parola italiana "ciao". È interessante, molto interessante, perché appunto deriva sempre da un saluto, quindi come dire, il contesto non è cambiato, appunto, come dicevamo all'inizio
L'uso funzionale di questa parola non è cambiato, perché era un saluto in veneziano ed è rimasto un saluto oggi in italiano. È cambiata però la forma, quindi proprio l'ortografia della parola, perché ovviamente è normale. Molte parole si trasformano nel tempo, perché appunto le parole sono usate dai parlanti e i parlanti tendono
con il tempo a cambiare magari delle lettere, a unire due parole e quindi poi le parole cambiano nel tempo. Questo è molto affascinante. E un'altra cosa che è cambiata è il registro, perché appunto il saluto veneziano era un saluto formale, mentre oggi "ciao" è un saluto assolutamente informale.
Spero di avervi raccontato una storia interessante oggi. Spero di appunto aver condiviso con voi delle informazioni utili che potrebbero anche servirvi per fare conversazione con i vostri amici italiani, magari. Questo è tutto per l'episodio di oggi. Grazie mille per averlo ascoltato e noi ci sentiamo nel prossimo. A presto, ciao!
Grazie a tutti.